Recalcati Massimo - 2019 - La notte del Getsemani by Recalcati Massimo

Recalcati Massimo - 2019 - La notte del Getsemani by Recalcati Massimo

autore:Recalcati Massimo [Recalcati Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Psychology, Movements, Psychoanalysis, Religion, Christian Theology, Christology
ISBN: 9788806240103
Google: VSpIxQEACAAJ
Amazon: B07RK2PD3S
editore: Einaudi
pubblicato: 2019-01-14T22:00:00+00:00


L’assoluto abbandono

L’esperienza cruciale nella notte del Getsemani per Gesú è quella dell’angoscia di morte. Non era mai accaduto prima d’ora. Essa non appare per la prima volta sulla croce, ma accade innanzitutto nella solitudine del Getsemani. In questa notte vediamo il corpo di Gesú come non lo abbiamo mai visto. È un corpo che trema, piange, suda sangue, è un corpo schiacciato dall’angoscia. La sua anima «è triste fino alla morte» (Mt 26,38).

Per questo anche Gesú, allo stesso modo di Pietro, è tentato dal tradimento. Non vuole morire, non vuole obbedire al disegno del Padre; vuole continuare a vivere. Il suo destino gli sembra troppo pesante: l’arresto, il processo, la crocifissione, la morte. Tutto gli pare insopportabile e ingiusto. Bisogna leggere il tormento di Gesú come il tormento di tutti gli esseri umani di fronte all’appuntamento inaggirabile con la loro morte.

Gesú nella sua angoscia di fronte alla morte si trova a rimpiangere e a esaltare la bellezza e l’incanto della vita. In tutta la sua predicazione non si trova mai la negazione spiritualistica e ascetica della vita, quanto piuttosto la sua esaltazione come dono16. Per questa ragione, per questo suo attaccamento alla vita, la tribolazione di Gesú nella notte del Getsemani si rivela l’esatto contrario della serenità del martire religioso o dell’eroe greco come accade, per esempio, con Socrate o Antigone. Egli appare diviso, scisso, sofferente, avvolto da una «tristezza mortale» proprio perché non vuole morire, non vuole sacrificare la sua vita alla Legge, proprio perché vuole continuare a vivere. Il suo amore per il mondo è troppo grande. Tutta la sua predicazione, come abbiamo visto, si è infatti levata contro ogni concezione patibolare-sacrificale della Legge, ha inteso abolire la Legge come peso, oppressione, violenza sulla vita, ha voluto combattere ogni gnosticismo che separa la vita dei corpi e del mondo dalla vita dello spirito e dell’anima17. Nulla piú chiaro di cosí: «Sono venuto per abolire tutti i sacrifici e se non cesserete dal sacrificare, non cesserà la mia ira»18.

L’angoscia di Gesú trasuda la sua passione (antisacrificale) per la vita. Per coloro che hanno assaporato l’incanto della vita, la morte è, infatti, sempre un fatto contronatura, una maledizione insopportabile. Gesú vuole vivere perché la sua parola non è una parola di morte, ma di vita. È il tono del suo anti-nichilismo fondamentale. Il tremore di Gesú non è relativo alla perdita di una cosa del mondo ma del suo stare nel mondo. Per quanto egli, come ripete, non sia tutto del mondo, esso è anche tutto nel mondo (Gv 17,15-19). La morte, invece, è perdita dell’esperienza del mondo. Gesú allora vuole vivere perché ama questa esperienza e perché la sua parola l’ha glorificata.

Il Getsemani è l’ora dell’agonia, dell’inermità, dell’abbandono assoluto, è l’ora dell’angoscia senza nome, perché è l’ora dove la vita di Gesú deve distaccarsi dal mondo. Di qui, come accade per ogni uomo quando una prova appare troppo grande, la prima invocazione umanissima che egli rivolge ai suoi: «restate qui e vegliate con me» (Mt 26,38). Ha bisogno di



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